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La gestione economico patrimoniale

Nei giorni 11 e 12 maggio si terrà un corso di formazione che tratterà la materia della Contabilità negli Enti Pubblici non Economici (Ordini Professionali). Dopo qualche cenno iniziale sulla gestione finanziaria di un Ente, il corso si concentrerà sulla gestione Economica, Patrimoniale e dei Cespiti.
Una guida pratica e operativa per chi si occupa della contabilità nella Tesoreria dell’Ente.
Il corso si svolgerà finalmente in presenza e sarà organizzato nella nuova sede di Tecsis dove disponiamo di una adeguata sala Eventi.
Per la partecipazione e sufficiente mandare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. , riceverete subito dopo tutte le informazioni di dettaglio. 
Il corso sarà tenuto dalla Dott.ssa Monica Narlini, commercialista/Revisore dei conti ed esperta di contabilità negli Ordini professionali, coadiuvata dai nostri tecnici.
Nel caso le richieste fossero superiori al numero massimo, saranno accettate le prenotazioni in rigoroso ordine cronologico di arrivo.

I dati contenuti nel Green Pass e la loro gestione corretta

Dal 6 agosto è obbligatorio esibire il Green Pass in tutti i luoghi pubblici chiusi. Vediamo cos’è e perché è importante fare attenzione quando lo si condivide

Dal 6 agosto è obbligatorio esibire il Green Pass in tutti i luoghi pubblici chiusi: dalle scuole alle palestre, dai ristoranti all’università agli aeroporti o musei, gli esercenti dovranno controllare che gli utenti siano in possesso della certificazione verde che attesti la loro negatività a un tampone o la presenza di vaccinazione.

Il Green Pass, infatti, viene rilasciato a chiunque effettui la vaccinazione contro il Covid19 (con la prima dose sarà valido fino alla seconda e dopo la seconda avrà una validità di 9 mesi), a seguito di un tampone negativo (validità 48 ore) o dopo essere guariti dalla malattia (circa 6 mesi).

Il certificato è scaricabile dall’app IO, sul sito ufficiale o è anche possibile richiederlo in farmacia.

Ma com’è fatto il Green Pass? E come fanno i controllori a verificarne la validità?

Il Green Pass non è altro che un documento digitale (che può eventualmente essere stampato), costituito da QR code, Quick Response Code ovvero codice di risposta rapida, che è una sorta di codice a barre di forma quadrata dal quale, attraverso appositi lettori, è possibile decodificare dati.

Per leggere i QR code è sufficiente avere un’apposita app sul proprio smartphone, inquadrarlo con la fotocamera e venire quindi rindirizzati a una pagina che mostrerà le informazioni in chiaro.

I QR code sono molto più versatili da usare rispetto ai vecchi codici a barre poiché possono essere scannerizzati da ogni direzione e possono contenere molte più informazioni.

A differenza dei codici QR che potete trovare per leggere i menu dei ristoranti o per essere rindirizzati su alcuni siti web, quello usato per il Green Pass è stato ulteriormente codificato di modo da renderlo sicuro. Le regole sono state dettate dall’Unione europea.

Per leggerlo è quindi necessario un software specifico che, nel caso italiano, è stato inserito nell’app “VerificaC19”, un’applicazione riservata ai gestori delle attività che richiedono l’obbligo di certificazione.

Questa app non raccoglie nessun tipo di dato, per cui non sarà possibile ottenere automaticamente, ad esempio, un registro di chi entra in un determinato luogo.

Nel caso in cui si provasse a scansionare il codice con un normale reader comparirà sullo schermo una lunga e incomprensibile stringa di lettere e numeri.

Nonostante questa misura di sicurezza però non è così complesso decrittografare il codice per chi ha un po’ di esperienza informatica: ecco perché è importante evitare di condividere il proprio Green Pass sui social network o nelle chat ma esibirlo solo nei casi in cui sia necessario, proprio come si fa con la tessera sanitaria o la carta di identità.

Quali dati sono contenuti nel Green Pass?

I dati contenuti nel QR Code del Green Pass sono tanti e sono stati elencati in un documento rilasciato dall’UE.

A seconda del motivo per cui lo abbiamo ricevuto possiamo avere:

  • Green Pass ottenuto per vaccinazione: nome, cognome e data di nascita (informazioni necessarie per identificarci) sono presenti i codici relativi alla malattia di riferimento (il Covid-19) alla tipologia di vaccino e al produttore del vaccino stesso, nonché alla serie numerica della dose inoculataci. Poi la data della ricezione della dose di vaccino, lo stato in cui è stata effettuata, l’ente certificatole responsabile.
  • Green Pass ottenuto grazie a un tampone negativo: i dati fanno riferimento alla tipologia di test, al nome del test, a chi ha prodotto il test e a chi l’ha effettuato. Infine la data e il risultato del tampone.
  • Green Pass ottenuto per guarigione da Covid 19: e informazioni riguardano la data del primo tampone risultato positivo, lo Stato che ha memorizzato il tampone, l’ente che ha certificato il tampone, la durata di validità del certificato di positività.

Nonostante la quantità di dati contenuti del codice l’app VerificaC19 permetterà agli esercenti che la controlleranno di vedere solo il nome, il cognome, la data di nascita e se siamo abilitati a entrare nella struttura.

Perché è pericoloso quindi condividere il Green Pass?

Innanzitutto, come detto precedentemente, il fatto che il QR Code sia crittografato non garantisce la sicurezza totale delle informazioni e chiunque abbia determinate competenze potrebbe accedere alle nostre informazioni personali.

C’è poi un altro punto da considerare che è la commercializzazione dei certificati.

La nostra foto potrebbe venire salvata da qualcuno che la utilizzerà per entrare nei locali (visto che non è obbligatorio per gli esercenti chiedere un documento di identità).

Qui potete leggere la storia di un fotografo che ha ingenuamente venduto la foto del suo Green Pass su un sito di immagini stock e che è stata condivisa addirittura dalla Regione Toscana.

8 marzo Festa della Donna: ecco la storia di Ada Lovelace, la donna che immaginò il potere del computer

Oggi, 8 marzo, vogliamo raccontare la storia di quella che possiamo considerare la “prima donna dell’informatica”: Ada Lovelace, colei che per prima immaginò quale potere potesse avere un computer

Ada Lovelace (vero nome Augusta Ada Byron) nasce a Londra il 10 dicembre 1815 dalla matematica inglese Anne Isabella Milbanke e dal poeta Lord Byron, che abbandonerà la famiglia quando Ada non aveva ancora un anno.

Cresciuta con accanto solo la figura materna, fin da bambina fu istruita in matematica e scienze da importanti figure del settore quali William Fend, William King e Mary Somerville. Proprio la Somerville incoraggiò la giovane Ada allo studio delle scienze matematiche, fino a portare i suoi studi a livelli più avanzati di algebra, logica ed analisi, seguita dal professor Augustus De Morgan, docente presso l’Università di Londra.

Il 5 giugno 1833, ad un ricevimento tenuto dalla sua insegnate, Mary Somerville, Ada Byron incontra Cherles Babbage, professore presso di matematica all’Università di Cambridge e inventore della macchina differenziale, cioè una macchina che svolgeva dei calcoli presenti nelle tabelle matematiche.

Da questo incontro nasce una lunga collaborazione: Ada inizia a studiare i metodi di calcolo realizzabili con la macchina differenziale e la macchina analitica. Babbage, colpito dall'intelligenza della Byron, e dalla sua abilità, arriva a darle il soprannome “Incantatrice dei numeri”.

Nel 1835 Ada si sposa con William King-Noel, conte di Lovelace, prendendo ufficialmente il nome con il quale viene tutt’ora riconosciuta: Ada Lovelace.

Intanto Babbage diviene suo maestro e mentore e insieme iniziano una proficua collaborazione documentata in articoli e appunti. Proprio in uno di questi appunti Ada Lovelace fa delle riflessioni molto lungimiranti su quali lavori potrebbe fare la macchina in futuro e in quali compiti potrebbe sostituire l’uomo, immaginando quella che è oggi la nostra intelligenza artificiale.

Nel 1940 Babbage viene invitato dall’Università di Torino al secondo Congresso degli scienziati italiani dove incontra Luigi Federico Menabrea, un ingegnere e matematico che diverrà poi primo ministro del Regno d’Italia, che si dedicò a una descrizione del progetto di Babbage pubblicato poi col titolo Notions sur la machine analytique de Charles Babbage nell'ottobre del 1842.

Dopo quell’incontro Babbage chiese ad Ada Lovelace di tradurre in inglese il saggio di Menabrea e di aggiungere eventuali note. Durante un periodo di nove mesi, tra il 1842 e il 1843, Ada si occupò di tradurre e commentare tale materiale, che in seguito fu pubblicato su The Ladies Diary e Scientific Memoirs di Taylor sotto le iniziali A.A.L.. Il lavoro della Byron fu talmente accurato che il testo di Menabrea si ampliò, dalle venti pagine originali, a circa cinquanta, in virtù delle note aggiunte dalla curatrice.

Da quella sua traduzione Alan Turing, il celebre matematico inglese, prenderà l’ispirazione necessaria per costruire il primo computer.

Questi appunti furono poi analizzati nel 1953, più di cento anni dopo la loro stesura, e vennero riconosciuti come la prima descrizione di un computer dotato di software. Le sue note infatti furono identificate alfabeticamente dalla A alla G. Nella nota G, Ada descrive un algoritmo per la macchina analitica per calcolare i numeri di Bernoulli (cioè serie di numeri calcolate da un matematico svizzero, che sembrano molto complicate ma in realtà servono a risolvere problemi ancora più complicati), che oggi viene generalmente riconosciuto come il primo programma informatico della storia, motivo per il quale è considerata da molti come la prima programmatrice della storia dei computer.

Ada Lovelace morì il 27 novembre 1852, all’età di 36 anni, a causa di un cancro uterino.

Nel 1979 il Dipartimento della Difesa USA chiamò il suo linguaggio di programmazione ADA, in suo onore.

I comandi vocali di Microsoft 365 che permettono di dettare i testi delle email

Microsoft 365, cioè il vecchio Office 365, include una funzione di comandi vocali che permette di scrivere mail e documenti dettandoli

Microsoft 365, cioè il vecchio Office 365 che ha cambiato nome per riflettere maggiormente la gamma di funzionalità dell’abbonamento, include una funzione di comandi vocali che permette di scrivere mail e documenti semplicemente dettandoli.

La funzione di dettatura è compresa di default nell’abbonamento di Microsoft 365 e non è quindi necessario attivarla e include già diverse lingue, tra cui l’italiano.

Utilizzarla è estremamente semplice: necessità soltanto di una connessione internet attiva e di un microfono (di norma i pc portatili ne hanno uno integrato, per quelli fissi invece è spesso necessario averne uno esterno ma bastano anche delle normali auricolari da smartphone, correttamente collegate al computer).

 

Come dettare un documento su Word

Per dettare un documento su Word è sufficiente aprire il documento, selezionare la voce di menu in alto a sinistra “Home” e cliccare su “Dettatura” (che ha l’icona di un microfono, in alto a destra).

Una volta che il programma avvia la registrazione sarà visibile un segnale al centro dello schermo, in alto. Potrai quindi iniziare a parlare, dettando il tuo testo.

Anche la punteggiatura è inseribile vocalmente semplicemente pronunciando i nomi dei simboli (“virgola”, “punto”, due punti”, “punto di domanda” ecc.) subito dopo la parola che seguono (attenzione a non aspettare troppo nel dettare il simbolo altrimenti il sistema lo legge come una parola e lo scriverà per intero – ad esempio:

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura virgola ché la diritta via era smarrita.”

Questa funzione è disponibile anche nella versione online di Word (per cui però devi avere un account Microsoft).

 

Come dettare una mail su Outlook

La funzione di dettatura di Microsoft 365 permette di dettare, oltre ai documenti, anche le mail, direttamente da Outlook.

Per farlo è sufficiente aprire un nuovo messaggio di posta, cliccare sulla voce di menu “Messaggio” e poi sull’icona del microfono “Dettatura” (attenzione nei desktop più piccoli il pulsante si “nasconde” nel menu di overflow, specialmente se non è mail stato usato. In questo caso cliccare sui tre pallini e poi attivare il comando.

dettatore mail

Una volta che il pulsante viene attivato, posizionare il cursore sul punto del messaggio che si vuole dettare (l’oggetto o il corpo) e iniziare a parlare.

La punteggiatura funziona esattamente come sui documenti Word.

Questa procedura estremamente semplice può essere di grande aiuto, specialmente per quelle persone che non possono utilizzare la tastiera per scrivere.

Microsoft aggiunge quindi una funzionalità volta sì alla comodità degli utenti ma anche all’accessibilità dei suoi servizi.

corso accessibilità Schio

Un uomo di Verona è stato derubato di 7500€ attraverso una truffa effettuata col metodo dello “spoofing”. Vediamo cos’è e come difendersi

Arriva dalla provincia di Verona la notizia di una nuova truffa telematica ai danni di un cliente di una banca al quale sono stati sottratti 7500€ attraverso una frode chiamata “spoofing”.

Cos’è lo spoofing

Lo spoofing è una tecnica usata per rubare informazioni importanti (come l’accesso al conto bancario) a malcapitati soggetti, impersonando il numero di contatto di un altro soggetto.

Esistono diversi tipi di spoofing:

  • quello dell’indirizzo IP, che fa sembrare che il messaggio sia stato inviato da una fonte attendibile
  • quello della mail, e cioè la modifica dell'intestazione di una mail per farla sembrare proveniente da qualcuno o qualcosa di diverso dalla fonte effettiva
  • quello del numero di telefono che, tramite l’uso di specifici software e di alcuni codici GSM, permette di fare chiamate telefoniche simulando un preciso numero, che appare sullo schermo del chiamato.

proprio quest’ultimo è stato utilizzato per derubare il povero veronese.

I fatti

Il cittadino ha ricevuto una telefonata dal numero verde della sua banca.

Dall’altro capo del filo i truffatori hanno segnalato all’uomo la necessità di bloccare il proprio conto a seguito di una tentata violazione informatica.

Successivamente gli hanno inviato un link via sms che portava a una finta pagina di login da cui sono poi state rubate le credenziali dell’account bancario del malcapitato.

A seguito di questo furto di dati i ladri sono riusciti a impossessarsi di 7500€.

Come difendersi dallo spoofing

Difendersi da questo tipo di truffa non è semplice poiché è davvero ben congegnata e il fatto che il contatto sembri assolutamente reale non aiuta. Quello che bisogna sempre ricordare è che le banche non chiamano mai al telefono per far seguire una procedura guidata.

Qualora si riscontrassero contatti di questo genere è buona norma quindi verificare di persona presso il proprio Istituto.

In caso di reale violazione infatti le banche procedono al blocco del conto in completa autonomia e poi avvisano il cliente chiedendogli di recarsi allo sportello.

Dal 2021 si potrà accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione solo con SPID

Dal 1 marzo 2021, si potrà accedere ai servizi online di qualsiasi Pubblica Amministrazione solo attraverso SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale

Dal 1 marzo 2021 si potrà accedere a servizi online di qualsiasi Pubblica Amministrazione solo attraverso l’identità digitale SPID o la carta di identità elettronica, a stabilirlo è il Decreto semplificazioni n. 76 del 16 luglio 2020.

Questa transizione coinvolge tutta la pubblica amministrazione: nazionale, territoriale, enti pubblici, agenzie.

Il passaggio dall’accesso con credenziali standard al solo utilizzo di SPID viene anticipato dall’INPS che, dal 1° ottobre 2020, non fornirà più nuovi PIN per l’accesso al portale, fatta esclusione per i minori di 18 anni e per i cittadini extracomunitari.

SPID infatti è una credenziale digitale che può essere assegnata ad ogni cittadino italiano (o straniero residente in Italia, con regolare permesso di soggiorno), maggiorenne che ne fa richiesta – ne avevamo parlato qui.
Tutti gli altri servizi invece avranno a disposizione più tempo per adeguarsi al nuovo sistema di accesso ai loro servizi online: le attuali forme di accesso infatti potranno rimanere attive fino al 30 settembre 2021.

Il 2021 sembra essere un anno chiave per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, con una roadmap intensa, volta a semplificare i servizi ai cittadini, digitalizzando quanto più possibile, rendendo quindi possibile adempiere alla burocrazia senza doversi recare agli sportelli.

L’obiettivo del Ministero dell’Innovazione sembrava molto più lontano da raggiungere ma l’epidemia COVID di quest’anno ha premuto sull’acceleratore, rendendo alcuni servizi digitali necessari subito.

La stessa Ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, ben consapevole delle difficoltà finora riscontrate dagli Enti Pubblici ad approcciarsi al digitale ha dichiarato, stando a quanto riposta il sito Servicematica.it: “la Pubblica Amministrazione dovrà pensare in digitale. Le norme intendono dare una spinta forte, attraverso regole chiare e scadenze da rispettare, alla trasformazione digitale del Paese. È un processo, ma deve cominciare subito”.

Tra le altre novità in tema di digitalizzazione presenti nel decreto abbiamo:

  • La transizione verso possibilità di utilizzare tutti i servizi delle PA attraverso l’app IO, l’applicazione divenuta famosa ultimamente poiché volta alla diffusione delle agevolazioni previste dal Bonus Vacanze. La data del 28 febbraio 2021, in questo caso, non è una scadenza entro cui questo servizio dovrà essere attivo ma solo l’avvio della transizione verso il processo.
  • L’articolo 26 prevede lo sviluppo di una piattaforma volta alla notifica degli atti in cui cittadini e imprese potranno verificare le proprie notifiche e procedere con eventuali pagamenti.
  • Il cloud della PA: Le pubbliche amministrazioni devono migrare i propri Centri elaborazione dati (Ced) che non hanno i requisiti di sicurezza fissati dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) verso un’infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata in Italia.
  • Smart working: la PA dovrà dotarsi di sistemi informatici adeguati per consentire ai propri dipendenti di lavorare da remoto.
Il Wi-Fi connesso senza internet

Le vacanze sono il periodo migliore per utilizzare i wifi gratuiti in giro per la città. Uno dei problemi riscontrati più spesso in questo tipo di connessione però è il “Wifi connesso senza internet”.
Vediamo cosa vuol dire

Durante le vacanze si è spesso in giro e, per risparmiare qualche giga, succede di collegarsi al wifi gratuiti in giro per la città. Uno dei problemi riscontrati più spesso in questo tipo di connessione (ma non solo, succede anche a casa!) è il “wifi connesso senza internet” e cioè quel caso in cui la potenza del segnale wifi è al massimo ma non riusciamo a navigare o a caricare foto.

Innanzitutto “connesso senza internet” vuol dire che il dispositivo (computer, ipad o smartphone) ha stabilito una connessione con il router, ripetitore di wifi o access point, che la connessione a internet è quindi disponibile ma che, per qualche motivo, questa non riesca ad essere usata.

Le cause di questa circostanza possono tuttavia essere molteplici, riportiamo di seguito le più frequenti:

Linea appena installata, quindi devi attendere l'attivazione (solitamente in poche ore o qualche giorno)

Qualora la tua rete sia nuova, è possibile che non sia ancora passato il tempo necessario per l’attivazione. Assicurati quindi che il passaggio sia avvenuto correttamente e nei tempi previsti.

Router “imballato” o problema con i cavi

Innanzitutto è buona norma controllare, ove possibile, la condizione del router: che abbia una connessione attivata e che tutti i cavi siano collegati correttamente.

I modem moderni hanno apposite spie volte a segnalare qualsiasi problematica legata alla connessione.

Se i cavi sono al loro posto e le spie non segnalano anomalie, resetta il router staccando il cavo della corrente e attendendo almeno una decina di secondi prima di ricollegarlo. In questo lasso di tempo infatti i condensatori della periferica di rete si saranno scaricati del tutto e avrai la certezza che i circuiti del router si saranno “resettati”. A quel punto ricollega la periferica alla corrente elettrica e attendi qualche decina di secondi per il boot del sistema.

Qualora il problema fosse legato al modem è opportuno contattare l’assistenza.

Conflitto di indirizzo IP o problema configurazione IP del dispositivo o del router

Anche il conflitto di indirizzi IP può causare questa problematica. Nel caso in cui ci fosse una rete con più connessioni, è consigliabile scollegare dalla rete wifi tutti i dispositivi, lasciandone solo uno. Qualora questo non dia problemi è possibile ricollegare pian piano tutti i dispositivi.

Password modificata

Un’altra eventualità che può creare questo problema è la modifica della password del wifi: se per caso hai modificato la password senza modificarla sul dispositivo che stai cercando di connettere, potresti incappare in questo errore di connessione. Per risolverlo è sufficiente modificare la password.

 

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