Per le Pubbliche Amministrazioni e per gli operatori Economici che hanno la PA come oggetto del proprio business, è arrivato un cambiamento importante: a partire dal 1 gennaio 2024 è diventato pienamente operativo il nuovo Codice dei Contratti Pubblici.
Un cambiamento importante che mostra i suoi effetti immediati più dirompenti nei piccoli e piccolissimi Enti, ovvero strutture che non sono dotate di un vero e proprio ufficio gare e che quindi assorbono con difficoltà i cambiamenti, specie quelli che non siano accompagnati da chiarezza operativa, da opportuni strumenti di formazione e un servizio assistenza.
Se è vero che questa norma è in vigore dal 1 aprile 2023, direi che fare una opportuna campagna informativa e di sensibilizzazione, creare occasioni per la formazione e riqualificazione del personale della PA, aggiornare le procedure informatiche delle Piattaforme, e organizzare un efficiente servizio di assistenza, erano sicuramente obbiettivi raggiungibili.
In realtà di tutto questo c’è ben poco e le micro PA, che fanno ricorso normalmente a semplici affidamenti diretti, si sono ritrovate a passare dalla veloce compilazione di una maschera per l’assegnazione del famoso codice CIG, alla necessità di dover gestire l’intero “ciclo del contratto” all’interno delle piattaforme di approvvigionamento digitali certificate, come ad esempio il MEPA.
Ma si tratta di un processo complesso che ha bisogno di mesi per poter entrare a regime e non si può certo improvvisare dall’oggi al domani.
La PA infatti deve:
- scegliere la piattaforma da utilizzare (es. MEPA)
- svolgere i necessari adempimenti per poter operare
- scegliere le persone che potranno operare e definire il ruolo di ogni uno (fondamentale il ruolo del RUP)
- imparare ad usare la piattaforma
- verificare che l’operatore economico da incaricare per la fornitura sia già registrato nella piattaforma; in caso contrario chiedere all’operatore economico di effettuare la registrazione.
- iniziare una nuova negoziazione, per esempio, con una procedura di RdO (richiesta di offerta) all’interno della quale si procede poi alla richiesta del CIG.
- ed in fine solo dopo tutte le fasi previste, procedere con l’assegnazione della fornitura.
E gli operatori economici?
Specie quelli piccoli che normalmente sono utilizzati dalle piccole PA per le forniture che sono quasi esclusivamente sottosoglia?
Chi si è preoccupato di offrire strumenti di formazione in tempo utile ad arrivare alla scadenza preparati?
E se un operatore ha 100 PA come clienti e ogni una deciderà di utilizzare una diversa piattaforma, come potrà imparare ad utilizzarle tutte, adempiere a tutta la burocrazia connessa per poter operare, oltre che mantenere le registrazioni nel tempo?
Una situazione che sembra ripetersi spesso: un groviglio di norme, un arcipelago di piattaforme da usare poco funzionali e tutt’altro che intuitive e una completa inconsapevolezza del legislatore di quale sia la realtà negli uffici della PA.
Un aspetto quest’ultimo che nessuno ha il coraggio di affrontare: potremmo scoprire che stiamo costruendo una cattedrale su fondamenta di fango!